Chi siamo e perché abbiamo formato questo gruppo

Il 28 e 29 gennaio 2010, si è svolto un incontro operativo intitolato “Donne, Lingua e Politiche Linguistiche", nell'ambito delle iniziative intraprese dal Comitato per le Pari Opportunità (C.P.O.) dell'Università Ca' Foscari di Venezia. All'incontro hanno partecipato donne di provenienza e formazione diverse (insegnanti, accademiche appartenenti a vari ambiti di ricerca, tra cui linguiste e filosofe del linguaggio, bibliotecarie, personale della Pubblica Amministrazione, editrici, giornaliste, mediche, e studenti),

Dall'incontro è nato un gruppo di studio permanente sull'uso della lingua italiana nella prospettiva di genere. Questo blog è uno dei mezzi per permettere la collaborazione on-line e per aggregare chiunque abbia a cuore la promozione della figura della donna nei diversi ruoli della società civile.

Per comodità ci coordineremo in quattro gruppi di lavoro. Ciascuno corrisponde ad un argomento che ci sembra particolarmente importante.

Cliccando sul gruppo di lavoro si visualizzeranno i post che quel gruppo ha prodotto fino ad ora.

Se si vuole proporre un nuovo gruppo di lavoro basta inserire in un post nuovo un'etichetta che avrà il nome del nuovo gruppo (questo si dovrebbe fare con grande parsimonia!)







domenica 7 novembre 2010

Genere, lingua e politiche linguistiche: Come fare degno riferimento alle nuove donne di potere?

Genere, lingua e politiche linguistiche: Come fare degno riferimento alle nuove donne di potere?

Come fare degno riferimento alle nuove donne di potere?

M. L. Rodotà nel Corriere nel Corriere del 5.11 a p. 56 coglie l’occasione dell’elezione di Susanna Camusso a segretaria della CGL per rispolverare una serie di pregiudizi linguistici contro la regolare declinazione al femminile propria della struttura linguistica italiana di termini per ragioni storiche tradizionalmente maschili.
Sindaca, pretora, avvocata o cancelliera sono termini nuovi, avendo avuto in passato poche o nessuna donna in queste funzioni. Come ogni termine nuovo le prime volte suona strano, quasi sgradevole ma si può essere certe e certi che più verrà usato, soprattutto dai media, più diventerà comune e non susciterà più alcuna reazione, come non suscitano reazione parole affini entrate più o meno recentemente nel lessico monaca, pastora, infermiera, pensionata. Altre parole sono uguali al femminile e al maschile ma hanno un genere: la presidente, la giustice, un'artista, anche per questa categoria la stranezza non risiede nel sistema italiano dato che parole analoghe sono parte integrante della lingua: la cantante, la complice, la stagista, facilmente troviamo l'articolo femminile per le parole inglesi usate in italiano la premier, la leader.
Il femminile in -essa è stato usato quasi sempre in senso derisorio: presidentessa, deputatessa, vigilessa, segretaressa, ma è importante notare che per dottoressa e professoressa, proprio l'uso ha fatto perdere l’accezione denigratoria.

Chi dichiara che le parole al femminile sono grammaticalmente scorrette non conosce la grammatica italiana. Quello che è veramente scorretto è usare l'articolo o l'aggettivo maschile per un nome femminile e viceversa (es: la sindaco, il presidente Maria Bianchi, una brava ministro).
M.L. Rodotà ha ragione quando dichiara che alcune parole al femminile come segretaria, maestra, sarta ha un’accezione “dignitosamente” subalterna rispetto al loro maschile. Ma la soluzione non può e non deve essere indicare la funzione di comando o di prestigio con il termine maschile perché questo non farebbe che confermare che quella è una funzione maschile casualmente ricoperta da una donna. Il risultato sarebbe che la lingua italiana si troverebbe una categoria di nomi di funzioni alte al maschile e di corrispondenti funzioni basse al femminile. Dato che il linguaggio è un codice inconscio che permea la nostra percezione della realtà fin dai primi giorni di vita, possiamo immaginare la potenza devastante di questo tipo di nuova formazione nella costruzione dell’identità femminile italiana già minata da ogni tipo di linguaggio non verbale.
Auspichiamo che Susanna Camusso abbia il coraggio di definirsi la prima segretaria della CGL per rispetto alla lingua italiana che come ogni lingua viva si evolve per definire nuove persone in ruoli antichi e che le giornaliste si interroghino su come rendere le donne sempre più visibili nella comunicazione.
Giuliana Giusti (rappresentante del gruppo fb: genere lingua e politiche linguistiche)
Luciana Tufani (promotrice della causa fb: Diffusione del linguaggio di genere)
Adriana Perrotta Rabissi (promotrice della casua fb: Stop all’uso sessista e razzista della lingua)
Raffaella Costi (rappresentante del gruppo fb: Una sindaca per ogni città)

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